Ratificando furbescamente la richiesta di prodotti dozzinali, esso inaugura l’armonia totale. Giudizio critico e competenza specifica sono messi al bando, e bollati come la presunzione di chi si crede superiore agli altri, mentre la cultura, che è così democratica, ripartisce equamente i suoi privilegi fra tutti. Di fonte alla tregua ideologica che si è instaurata, il conformismo dei consumatori, come l’impudenza della produzione che essi tengono in vita, acquistano, per così dire, una buona coscienza. Esso si accontenta della riproduzione del sempre uguale.
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la questione di chi l’adopera
Finché si prescinde dalla questione di chi l’adopera, la ragione non è più affine alla violenza che alla mediazione, e secondo la diversa situazione dell’individuo e dei gruppi, essa fa apparire come «il dato» la pace o la guerra, la tolleranza o la reppressione. E smascherando i fini oggettivi come potere della natura sullo spirito, come minaccia alla propria legislazione autonoma, essa rimane, nella sua neutralità a disposizione di ogni interesse naturale. Il pensiero diventa completamente un organo, retrocede a natura. Ma per i potenti gli uomini diventano un «materiale», come l’intera natura per la società.
l’introversione del sacrificio
Il dominio dell’uomo su se stesso, che fonda il suo Sé, è virtualmente ogni volta la distruzione del soggetto al cui servizio esso ha luogo, poiché la sostanza dominata, oppressa e dissolta dall’autoconservazione, non è altro che il vivente, in funzione del quale soltanto si definiscono i compiti dell’autoconservazione, e che è proprio ciò che si tratta di conservare. L’assurdità del capitalismo totalitario, la cui tecnica di soddisfazione dei bisogni rende – nella sua forma oggettivata e determinata dal dominio – quella soddisfazione impossibile e tende alla distruzione dell’umanità: quest’assurdità è esemplarmente performata nell’eroe che si sottrae al sacrificio sacrificandosi. La storia della civiltà è la storia dell’introversione del sacrificio.
confine
CONFINE. «Bastava così poco, così infinitamente poco per trovarsi al di là del confine oltre il quale nulla aveva più senso: l’amore, le convinzioni, la fede, la storia. Tutto il mistero della vita umana è nel fatto che essa si svolge in prossimità immediate, persino a contatto diretto con questo confine, che ne è separata non da chilometri, ma da un millimetro appena» (Il libro del riso e dell’oblio)
il mondo senza uscita
Il panico meridiano, in cui gli uomini si rendevano improvvisamente conto della natura come totalità, ha il suo corrispettivo in quello che, oggi, è pronto a scoppiare ad ogni istante: gli uomini attendono che il mondo senza uscita sia messo in fiamme da una totalità che essi stessi sono e su cui nulla possono.
la netta separazione di scienza e poesia
Con la netta separazione di scienza e poesia la divisione del lavoro, già operata per loro mezzo, si estende al linguaggio. Come segno, la parola passa alla scienza; come suono, come immagine, come parola vera e propria, viene ripartita fra le varie arti, senza che si possa più ripristinare mediante la loro addizione, sinestesia o «arte totale». Come segno, il linguaggio deve limitarsi ad essere calcolo; per conoscere la natura, deve abdicare alla pretesa di somigliarrle. Come immagine, deve limitarsi ad essere copia: per essere interamente natura, abdicare alla pretesa di conoscerla.
[…]
Nell’imparzialità del linguaggio scientifico l’impotente ha perso del tutto la forza di esprimersi, e solo l’esistente trova il suo segno neutrale. Questa neutralità è più metafisica della metafisica. Infine l’illuminismo ha consumato non solo i simboli, ma anche i loro successori, i concetti universali, e non ha lasciata altro, della metafisica, che la paura del collettivo dalla quale essa è nata.
la semplice idea di un fuori
L’illuminismo è l’angoscia mitica radicalizzata. La pura immanenza positivistica, che è il suo ultimo prodotto, non è che un tabù per così dire universale. Non ha da esserci più nulla fuori, poiché la semplice idea di un fuori è la fonte genuina dell’angoscia.
nello stato ingiusto
Mentre il singolo sparisce davanti all’apparato che serve, è rifornito da esso meglio di quanto non sia mai stato. Nello stato ingiusto l’impotenza e la dirigibilità della massa cresce con la quantità di beni che le viene assegnata.
comico
COMICO. Offrendoci la bella illusione della grandezza umana, il tragico ci consola. Il comico è più crudele: ci rivela brutalmente l’insignificanza di tutto. Suppongo che tutte le cose umane abbiano un aspetto comico, che in certi casi è di solito noto, ammesso, sfruttato, in altri casi velato. I veri genii del comico non sono quelli che ci fanno ridere di più, ma quelli che svelano il lato ignoto del comico.
la fantasia continua a galoppare
[…] la fantasia continua a galoppare, il mondo andrà in pezzi, noi tutti andremo in rovina, tutte le nostre menti si spegneranno, senza alcun scopo e definitivamente.