Esercizi di stile: Learco Ferrari, o quasi

Vado all’ufficio con la bicicletta, e intanto ascolto gli Offlaga Disco Pax, che io non so mica da dove viene questo nome, ma mi piace molto, perché mi ricorda un vecchio discorso, che ogni tanto faccio qualche discorso, anche pubblico, incredibile, non lo direbbe nessuno, e insomma una volta ho fatto questo discorso a Offlaga, che chissà, magari anche loro, quelli che suonano negli Offlaga Disco Pax, sono di Offlaga.
Quando arrivo, guardo quella lavagna di fianco al mio posto di lavoro, che c’ho scritto du kannst mich mal, che in russo l’avevo già scritto in un altro libro, Le cose non sono le cose, si chiama così quest’altro libro, e non posso scriverlo ancora, che se no dopo capiscono.
Learco, mi chiama il capo, che io questo qui non lo posso proprio vedere, ma le bollette di casa mi arrivano tutti i mesi, quindi devo andare a parlare con il capo, che poi si chiama Mastrangeli, ma non mi piace neanche come si chiama, devo andarci insomma, quando mi chiama.
E mi fa tutto un discorso sconclusionato, che io aspetto e lo guardo così, senza dire niente, fino a che non mi guarda anche lui così, senza dire niente, e rimaniamo un po’ così, tutti e due, senza dire niente. Poi lui mi dice: Learco, vedi un po’ tu cosa puoi fare.
Cosa vuoi che posso fare.
Torno di là, nella mia scrivania, e guardo un altro po’ la scritta che c’ho fatto sulla lavagna, che tutti pensano che sia una citazione da un libro tedesco, perché ho finito quelle dai libri russi. Invece mi metto lì e lo trovo anche quella roba là che mi ha chiesto Mastrangeli, ma non c’ho molta voglia di portargliela. Però siccome che le devo anche pagare quelle bollette che mi arrivano a casa tutti i mesi, torno di là da Mastrangeli e gli dico che l’ho trovata quella roba là che mi aveva chiesto.
E lui mi ha detto: sei stato anche veloce, Learco.
E io ripenso alla scritta, quella sulla lavagna, di fianco al mio posto di lavoro.

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