Il segreto di Dei e re

EGISTO
Non ho segreti.

GIOVE
Sì. Lo stesso del mio. Il doloroso segreto degli Dei e dei re: è che gli uomini sono liberi. Sono liberi, Egisto. Tu lo sai, e loro non lo sanno.

EGISTO
Perbacco, se lo sapessero, darebbero fuoco ai quattro canti del mio palazzo. Sono quindici anni ch’io recito la commedia per nascondere a essi il loro potere.

GIOVE
Vedi bene che siamo pari.

EGISTO
Pari? Per quale ironia un Dio si direbbe mio pari? Dacché regno, tutti i miei atti e tutte le mie parole mirano a comporre la mia immagine; voglio che ogni mio suddito la porti in sé e che senta, persino nella solitudine, il mio sguardo severo pesare sui suoi pensieri più segreti. Ma sono io stesso la mia prima vittima: io non mi vedo che come loro mi vedono, mi chino sul pozzo aperto delle loro anime, e la mia immagine è lì, in fondo, mi ripugna e mi affascina. Onnipotente Dio, chi sono, io, se non la paura che gli altri hanno di me?

GIOVE
Chi credi dunque che sia io? (Indicando la statu.) Anch’io ho la mia immaginae. Credi che non mi dia la vertigine? Da centomila anni danzo davanti agli uomini. Una danza lenta e tetra. Bisogna che loro mi guardino: sin tanto che hanno gli occhi fissi su di me, dimenticano di guardare in se stessi. Se mi distraessi un solo istante, se lasciassi il loro sguardo allontanarsi…

[Jean-Paul Sartre, Le mosche, 1943]