filosofia

Analysis Paralysis

Ogni volta che progetto, avverto la tragicità della condizione in cui sono, senza poterne uscire: ma tuttavia progetto proprio perché a questa tragicità oppongo la possibilità di una positività, che è il mutamento di ciò che è, che io attuo nel protendermi verso il futuro. Progetto, libertà e condizione si articolano dunque mentre io avverto questa connessione di strutture del mio agire secondo una dimensione di responsabilità. Questo Husserl avverte quando dice che in questo essere “diretto” dell’io verso scopi possibili si stabilice come una “teleologia ideale” e che “il futuro come ‘avere’ possibile rispetto alla futurità originaria in cui già sempre sono è la prefigurazione universale dello scopo della vita”.
In altri termini dunque l’essere io situato in una dimensione temporale fa sì che avverta la gravità e la difficoltà delle me decisioni, ma che avverta in pari tempo il fatto che devo decidere, che sono io a dover decidere e che questo mio decidere si collega a una serie indefinita di dover-decidere che coinvolge tutti gli altri uomini.

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Vampiri, zombie e Rocco Ronchi


Due sere fa, sempre nel mio locale preferito di Forlì, il grande Rocco Ronchi ha parlato di zombie. Seriamente. E grazie a lui ho capito perché fra i due, e in generale fra le varie “creature della soglia” [[1. su questo argomento bisognerebbe approfondire, anche se non saprei né come né quando.]], sono sempre stato più attratto dai vampiri [[2. nonostante poi le recenti mode siano arrivate a farmi odiare entrambe le categorie]].
Non è tanto per la loro letterarietà (contro la propensione per il cinema degli zombie) o perché sono un romantico aristocratico, quanto per la loro solitudine e unicità (contro l’essenza puramente oncologica degli zombie). Ci dovrei ragionare su.
Nel frattempo, attendo che passino di moda.