Guerra e pace

Ancora Guerra e Pace

Continuo il mio gioco di titolare ogni capitolo di Guerra e Pace, ma mi rendo conto dopo un po’ del secondo libro che questa pratica troppo schematica alla lunga diventa poco divertente e creativa. Per i riassunti sulle vicende, le famiglie e i titoli nobiliari c’è wikipedia. E quindi, almeno dalla seconda parte del secondo libro, mi concedo un po’ più di libertà. Tralascio un po’ l’informazione dura e pura e cerco di salvare qualcos’altro.
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Appunti e titoli per Guerra e Pace

Per lo stesso principio per cui mi sono convinto a prendere appunti sui libri che leggo, ho iniziato una pratica simile coi capitoli di Guerra e Pace.
Purtroppo, l’idea mi è venuta solo dopo le prime due parti del primo libro. Nella prima, si accumulano fin troppi personaggi (tutti principi e principesse, dai nomi simili per giunta), fra i quali individuo qualche futuro protagonista ma molto più spesso sovrappongo figure distanti centinaia di chilometri. Nella seconda, la guerra porta l’azione e l’attenzione principalmente su Nikolaj Rostov in prima linea e sul principe Andrej Bolkonskij, aiutante di campo con ottima prospettiva di carriera. Ci ritrovo anche Dolochov, declassato per indisciplina ma valoroso in battaglia (come lo era stato nelle scommesse suicide), oltre a incontrare il mitico Denisov con la sua erre moscia. Dalla seconda parte intuisco anche la struttura dell’opera nella sua (presumo) alternanza schematica fra guerra e pace (d’altronde).
Dalla terza parte del primo libro, finalmente(?) inizia il mio gioco mnemotico-letterario: dare un titolo più o meno esplicativo a ognuno dei numerosi capitoli di Guerra e Pace. Seguono i risultati:
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Fine Millennio e altre letture

Avendo assodato che anche i più grandi scrittori/lettori prendevano appunti per ricordarsi dei libri letti, sono giunto alla conclusioni di poter fare altrettanto anch’io. Scrivere recensioni o presunte tali è sempre stato un equivoco suggerito da social network, blog e quant’altro, visto che si possono scrivere semplici commenti, non necessariamente critici né indirizzati ad altri che allo scrittore stesso (come un po’ tutta la letteratura, mi viene da dire). Rimane il dubbio di come commentare libri già sviscerati ovunque da chiunque, cosa aggiungere al mare magnum di parole accumulate, già più voluminose dei libri stessi che si prefiggono di valutare? La valutazione d’altronde è un’altra stortura/stonatura alla quale non mi voglio prestare. Ripenso spesso alla questione durante i miei tragitti in metro da lavoratore pendolare (attraversare Berlino richiede circa 30-40′ a tratta, cinque giorni la settimana). Questi stessi tragitti si stanno rivelando tra l’altro propedeutici a un ritmo di letture più elevato del solito, andando a scandirlo con insolita regolarità. Divorando una quantità di pagine superiore alla (mia attuale) norma, macino anche le letture più disparate, spesso parallelizzando anche forme e formati diversi.
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