michael bible

goodbye hotel (e flow): due appunti

perché mi sono commosso così tanto alla fine di goodbye hotel, per le sorti presentate in maniera antidrammatica dei due animali coinvolti (la cagna soprattutto, e la tartaruga)?
perché sono più in tensione a vedere il gattino di flow in acqua che qualunque attore (anche non action) in pericolo in un qualsiasi film avventuroso?
perché ci indigna di più la morte di un animale (magari domestico) che quella di un uomo (su schermo)?
da una parte nell’animale non riusciamo a distinguere l’attore costruitogli sopra come invece facciamo sempre nelle persone, anche nel caso degli attori più bravi (che però infatti quando subiscono un dramma, un lutto, muoiono, ci rendono partecipi perché non distinguiamo più l’attore sopra al personaggio, come nell’animale), ma c’è qualcos’altro.
gli animali (non antropomorfizzati, privi di parole, al massimo di sogni) ci risultano sia imprevedibili che innocenti: riuscirà quel gattino a salvarsi? ma anche solo ci proverà? sicuramente non nel modo più efficiente possibile come l’eroe di un film action nella più estrema delle situazioni. avvertiamo la fragilità di quel gattino o di quel cane in acqua, perché si comportano proprio come un gatto o un cane.
sono innocenti come bambini (o di più), non avvertono (e non avvertiranno mai) la sovrastruttura morale che sta dietro al pericolo, non ne sono in nessun modo responsabili. in entrambi i casi, anzi, sono vittime probabilmente (non è dichiarato, ma in entrambi i casi pare palese) dell’azione umana (in senso lato, ma avrei potuto usare termini più moralistici: dell’ingordigia, della stupidità, dell’inerzia umane, quelle che stanno portando alla fine del mondo (fine del mondo per l’essere umano) descritta nelle due opere).
cosa c’è di peggio di vittime innocenti quindi, che non capiscono neanche il perché delle proprie fini, quel perché che permetterebbe di contestualizzare la cosa, non tanto a loro quanto a noi spettatori, lettori impotenti ma responsabili non solo in quanto spettatori e lettori. mentre li vediamo o li leggiamo lottare contro le acque, provare a sopravvivere in un modo o nell’altro, senza una pianificazione o una giustificazione, non possiamo che sospendere ogni giudizio e desiderare di salvarli. gli animali non pensano alla morte e al bene e al male, queste sono invenzioni nostre e delle quali ci sentiamo responsabili anche quando le proiettiamo sui poveri e inconsapevoli animali.
ora torniamo a goodbye hotel, perché michael bible parla proprio di questo, lo tematizza un po’ ma soprattutto lo rende operativo con il discorso sul destino, con le prime persone arrese e con le cornici cosmologiche. forse c’è un senso di assoluzione religiosa, ma io penso più che altro a questi personaggi umani, vittime e carnefici, impigliati in una trama dove si susseguono azioni anche abiette, descritti sempre con il massimo distacco, così come l’ultima compagna canina di little lazarus (non sto a dire spoiler che in un romanzo simile non ha senso). gli umani trattati come animali quindi, con quella sospensione di giudizio distaccata ma partecipe, quella voglia di salvare tutti, proprio perché tutti sembrano in qualche modo inconsapevoli, non solo del male che fanno ma anche di quello che subiscono, del mondo che li circondano, delle storie che li attraversano.
i rari giudizi morali (“la terra che si vendica della nostra avidità”) sono comunque quasi impersonali, o estesi a tutta la specie: non c’è mai una colpa esplicita (anche se sì, ci sono le bombe e i danni ambientali e gli schemi piramidali e tutto il resto), non è qui che cerchiamo i colpevoli (non che non debbano mai essere cercati, ma non è questo il punto qui), qui bible cerca anzi di salvare tutto il salvabile, ogni personaggio, ogni essere umano, ogni animale, il più vecchio e il più innocente, imperturbabile davanti alle vite umane che vanno e vengono e non per questo indesideroso di provare a salvarle a sua volta, una vita che resiste e nient’altro.
per questo forse ha ragione kulesko quando dice che l’esperienza estetica di leggere goodbye hotel non diventa mai etica o (peggio) morale, ma sfiora lo spirituale.