pubblicità pietrificata

La sua vittoria [della pubblicità] è così completa che essa, nei punti decisivi, non ha più nemmeno bisogno di diventare esplicita: i palazzi monumentali dei giganti, pubblicità pietrificata sotto la luce dei riflettori, sono privi di réclame, e tutt’al più si limitano ad esporre, sui merli delle loro torri, fulgide e lapidarie, senza bisogno di elogi o di autoincensamenti superflui, le iniziali della ditta. Mentre le vecchie case sopravvissute dal secolo scorso, sulla cui architettura si scorgono ancora i segni umilianti della loro destinazione utilitaria di beni di consumo, e cioè lo scopo dell’abitazione, vengono sistematicamente ardellate, dal piano terreno fino sopra il tetto, di manifesti e di striscioni pubblicitari; e il paesaggio si riduce a fungere da sfondo di cartelli e insegne. La pubblicità diventa l’arte per eccellenza, a cui Goebbels, col suo fiuto infallibile, l’aveva già equiparata, l’art pou l’art, pubblicità di se stessa, pura esposizione del potere sociale.


[Max Horkheimer, Theodor W. Adorno, Dialettica dell’illuminismo, 1944
trad. Renato Solmi, Giulio Einaudi 1997, p. 176]