pensieri liberi

Troppi pensieri

Ultimamente ho molti pensieri per la testa, cose di cui sono anche contento, cose di cui farei a meno.
In ogni caso pensieri, troppi.
Per fortuna che in questi casi c’è sempre il caro vecchio Italo Svevo che mi ricorda:

“Voi, giovini” disse “molto spesso attribuite troppa importanza a cose, che non ne hanno. Guardi! Non volendo dormire troppo, per togliere importanza alla realtà basta pensare una cosa sola: Che cosa sarà di noi due di qui a cent’anni? Non ci sarà che la calma e perciò è facile di anticiparla. Di tutte le cose che a noi d’intorno si muovono, non si moverà che questo vagone, perché la Ferrovia dello Stato tarda molto a mettere in pace le cose”.

[Italo Svevo, Corto viaggio sentimentale, 1928 – incompleto]

Per fortuna

Non so da dove venga il termine petaloso, non so qual è l’ultima paranoia sanitaria globale, non sono al corrente dell’ultima crisi di governo, non conosco il nome dell’ultima proposta di legge, non so come stiano andando i mercati e perché, non so qual è il libro di cui bisogna parlare, non so qual è l’ultimo campione di incassi al cinema, non so chi e quando gioca la Champions, non so neanche chi è in testa al campionato.
Non so niente.

ventinove

Ventinove è un numero che mi è sempre piaciuto, per qualche motivo.

Ma ora, a ventinove anni, ci sono tante cose che devo accettare di non poter più fare o essere: sono vecchio come atleta (di quasi qualunque sport), non posso più essere un giovane genietto del computer (ma a questo non ho mai tenuto particolarmente), non posso neanche più spacciarmi come neo-laureato (e fra un po’ neanche per dottorando), sono vecchio come icona rock (che anzi si sarebbe suicidata già due anni fa, all’apice del successo) e anche come bambino prodigio del pianoforte, fra poco sarò vecchio anche per pagare meno il cinema e partecipare alle rassegne di giovani documentaristi.
Per fortuna, per quanto il trend sia abbassare l’età media anche lì, fra gli scrittori c’è anche qualcuno che mi concede un po’ di tempo. Grazie Saramago, che hai iniziato la tua carriera da romanziere a 55 anni.

Un’altra cosa

Un’altra cosa che mi era mancata: la città di notte, calda e vuota.
Girarci in bici senza un motivo, vedere il riflesso dei lampioni negli occhi dei gatti, gli unici che mi attraversano la strada, le serrande abbassate, le tende chiuse, sedie e panchine vuote, graffiti, scritte a mano, cartelli di legno, intonaci rotti, qualche televisore, finestre aperte, un vecchio ogni tanto affacciato che guarda la strada, le stelle da qualche parte, silenzio e sudore.

Diario

Ogni tanto penso che sarebbe bello tenere un diario.
Ma che diario mi chiedo, un diario delle cose, dei fatti, per non scordarsi, o un diario dei pensieri, delle parole, per non perderli. Un diario delle cose viste o di quelle immaginate. Un diario di viaggio o un diario di stanza, per i giorni tutti uguali, per cercare di differenziarli.
A volte li ho anche iniziati questi diari, ma poi non ho avuto voglia di continuarli.
Fatto sta che domani vado a Malaga, e se mai scriverò un diario di viaggio non sarà su queste pagine.