When I used the phrase “the pleasure of competition”, I think I was referring to the sense of release that comes from giving yourself wholly to a game, the beneficial effect on both body and mind caused by absolute concentration on a particular task at a particular moment, the sense of being “outside yourself”, temporarily relieved of the burden of self-consciousness. Winning and losing are necessary but secondary factors, the excuse one needs in order to make a maximum effort to play well – for without maximum effort, there can be no real pleasure.
[…]
If you are not fully in the game you are playing, however, you are not truly playing it.
immaginerò
why so?
The most interesting reflections on friendship come from the ancient world. Why so? Because in ancient times people did not regard the philosophical stance as an inherently skeptical one, therefore did not take it as given that friendship must be other than it seems to be, or cenversely conclude that if friendship is what it seems to be, then it cannot be a fit subject for philosophy.
they are our breath
David was in tune with the universe and his own imagination on a level that seemed to be the best version of human. He was not interested in answers because he understood that questions are the drive that make us who we are. They are our breath.
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Through the darkness of future past, the magician longs to see, one chance out between two worlds, fire walk with me!
e poi?
non ha forse ragione Peirce nel dire che in questa complessa riduzione di una relazione costitutivamente triadica a una serie di rapporti tra coppie quello che si perde è esattamente il fenomeno del dono?
Perché la mia mano destra non può regalare denaro alla mia mano sinistra? La mia mano destra può metterlo nella mano sinistra. La mia mano destra può scrivere un atto di donazione e quella sinistra una ricevuta. Ma le ulteriori conseguenze pratiche di questa azione non sarebbero quelle di una donazione. Quando la mano sinistra ha preso il denaro dalla destra, ecc., ci si chiederà: “Bene, e poi?” (Wittgenstein, 1953, § 268)
Non c’è “e poi?” per Greimas.
the substance: due appunti
visto ieri sera, è dichiaratamente una favola grottesca* ed è formalmente coerente dalla prima inquadratura all’ultima, quindi mi sembra che molte critiche lette in giro non colgano proprio il punto (chi cerca realismo in una favola?**) – l’unica critica su questa linea che potrei condividere in una prima istanza è quella di quando [SPOILER] sono entrambe sveglie verso la fine, apparentemente rompendo un meccanismo interno alla trama, ma di nuovo: non siamo nel campo dell’hard sci-fi, ma della favola: è tutto allegorico, e quella è una rappresentazione più evidente che mai (ci torno) dell’animo scisso della protagonista, giunta all’apice della schizofrenia [/SPOILER]
condivido invece la critica di didascalismo: non ce la possono fare, io accetto/apprezzo anche la tamarraggine, però non è questo il punto: tutto è ribadito, ripetuto, spiegato allo sfinimento – una mia personale crociata è contro le faccine in dissolvenza che ricordano una scena vista esattamente cinque minuti prima (questo è uno stilema/malattia di tutto il cinema americano, mi rendo conto, ma la odio, sempre da sempre)
trovo molto calzante chi sottolinea l’antidualismo del film, l’aspetto che forse me lo fa piacere di più: secondo una visione cartesiana la mente dovrebbe essere la stessa, ma chiaramente si comporta diversamente a seconda del corpo in cui si trova, antidualismo che spiana la strada alla proiezione come metafora su altre possibili significazioni (ecologica con essere umano/sue che sfrutta la terra/elizabeth)
l’aspetto cinematografico: pop, tamarro, eccessivo, citazionista, grottesco -> a me alla fine è piaciuto (a parte il fatto che, come tutti i film americani dell’ultimo decennio, poteva durare meno) / design ottimo (per quel che ci capisco) / suono anche: bellissima Anna von Hausswolf sul finale
*come Barbie, come Poor things, si potrebbe riflettere sul perché i cosiddetti film femministi americani ricorrano sempre a questo tipo di narrazione, rifuggendo ogni realismo, che pure potrebbe mostrare forse anche meglio il maschilismo della nostra società (poi la critica non è ai film in sé, né allo sfogo fantastico o alla struttura fiabesca, tutte cose che mi piacciono)
**ho letto sia critiche femministe che maschiliste:
– prima le seconde: gli uomini sono tutti grotteschi? *tutti* i personaggi tranne lei/loro sono grotteschi – sono tutti uomini? lei vive chiaramente in un mondo infestato da uomini che determinano non solo la visione del mondo ma persino la visione che ha lei di se stessa (v. Atwood***) – e non è realismo questo?
– le critiche femministe sull’iper-sessualizzazione della donna? ma è proprio quello il punto del film, è tutto dal punto di vista di lei, e lei stessa si sessualizza (vedi sopra) e vive la propria carriera (e vita, non c’è altro oltre alla carriera, come si evince dalla settimana da vecchia!) tramite la propria sessualità (e non è ovviamente una colpa, anzi, è il mondo che lo esige da lei e lei interiorizza): sono contento che il film non moralizzi sulla protagonista ma stia sempre (proprio sempre, anche nell’ultimo atto) dalla sua parte – il mostro è la vecchiaia, la chirurgia estetica, non importa, il confronto impossibile con gli standard della gioventù/televisione/società – amatela sempre e comunque, è lei, è la nuova carne
***“You are a woman with a man inside watching a woman. You are your own voyeur.”
(detto questo, per me ok, non capo ma neanche disastro)
exactly!
“The general method that Wittgenstein does suggest is that of ‘shewing that a man has supplied no meaning for certain signs in his sentences’.
I can illustrate the method from Wittgenstein’s later way of discussing problems. He once greeted me with the question: ‘Why do people say that it was natural to think that the sun went round the earth rather than that the earth turned on its axis? I replied: ‘I suppose, because it looked as if the sun went round the earth.’ ‘Well,’ he asked, ‘what would it have looked like if it had looked as if the earth turned on its axis?’
This question brought it out that I had hitherto given no relevant meaning to ‘it looks as if’ in ‘it looks as if the sun goes round the earth’.
My reply was to hold out my hands with the palms upward, and raise them from my knees in a circular sweep, at the same time leaning backwards and assuming a dizzy expression. ‘Exactly!’ he said.”
un grande libro
Un grande libro è terribile, perché la sua storia dentro di noi non si spegnerà mai; e sarà la storia della nostra libertà.
la coerenza delle loro vite
La coerenza delle loro vite. Il loro modo di provocare l’ammirazione, e loro la provocano. In società ridotte allo sperpero e alla sovrabbondanza, il terrore è l’unica azione significativa. C’è troppo di tutto, ci sono più cose e messaggi e significati di quanti ne possiamo usare in diecimila vite. Inerzia e isteria. È possibile la storia? C’è qualche persona seria? Chi dobbiamo prendere sul serio? Solo il credente letale, la persona che uccide e muore per la fede. Tutto il resto viene assorbito. L’artista viene assorbito. Il pazzo per strada viene assorbito, trascormato e incorporato. Gli dai un dollaro, lo metti in uno spot televisivo. Solo il terrorista resta fuori. La cultura non ha ancora trovato un modo di assimilarlo. É sconcertante quando uccidono l’innocente. Ma questo è precisamente il linguaggio per essere notati, l’unico linguaggio che l’Occidente comprenda.