Ho già detto che trovo spiacevoli questi frammenti di vite non mie. Lorenzo sul treno Roma-Fiumicino mi ricorda sua moglie – lo sforzo da gastrite di dare un filo narrativo alla vita, il terrore inconfessato che non valga, la serenità a un passo e irraggiungibile, l’errore di coinvolgere Tarkovskij per inquadrare un viaggio pagato dai genitori.
come può un figlio
Il padre si dedica da sempre a un’elaborazione personale della fede cristiana. Dice delle idee del figlio: «Dobbiamo consumare tutto il consumabile, tutti i prodotti della civiltà occidentale e delle altre che ci stanno imitando, con abnegazione, senza sforzarci di pensare al futuro adesso che non è più pensabile. Bisogna esaurire il ciclo. È come saper morire».
Nico sositene di aver sentito il padre pronunciare queste frasi. Sono frasi alla Berengo. Quindi potrebbero essere del padre. Non mi immagino conversazioni del genere. Non con mio padre, almeno. Né ora dopo gli ictus né prima. Secondo la madre questo approccio di Nico è una causa persa e la complicità filosofica di padre e figlio è un impedimento alla crescita di Nicolino, che la madre – e Daria, e altri – chiamano “Il Delicatino”. Come può un figlio fuggire dalla malinconia di un padre?
la realizzazione personale di un borghese
La realizzazione personale di un borghese non vale il denaro che costa. […] Cosa conta il tuo sogno di vivere da sola, di fronte alla fine della rilevanza mondiale dell’Euopa e della tua classe sociale?
for the first time
Few can remember
clearly when innocence came
to a sudden end,
the moment at which we ask
for the first time: Am I loved?
la condizione più interessante
Vada in Francia, amico, dove le costituzioni cambiano come le mode, là può sperimentarle tutte, una dopo l’altra, e passare da una monarchia alla repubblica, e da questa di nuovo al dispotismo; là può, in rapida successione, essere ora grande, ora piccolo, e ridiventare infine del tutto insignificante, il che resta per l’umanità pur sempre la condizione pi interessante.
un bel niente
Cosa c’è per noi di più importante, nel giorno del Giudizio Universale, che uno sguardo retrospettivo al pianeta che ci vacilla sotto i piedi e che deve ora sprofondare con i suoi paradisi e le sue prigioni, con i suoi manicomi e le sue repubbliche di dotti? Cerchiamo perciò in quest’ora estrema, in cui stiamo per farla finita con la storia del mondo, di esaminare brevemente e sommariamente ciò che abbiamo intrapreso e concluso su questo globo da quando esso è emerso dal caos. Da Adamo in qua è una bella serie di anni – ammesso che non si voglia addirittura considerare valido il calcolo del tempo dei cinesi –, e cosa abbiamo combinato in tutto questo tempo? Io affermo: un bel niente!
prendi la cosa dal suo lato divertente
Prendi la cosa dal suo lato divertente, giacché è spassoso, e ne vale la pena, assistere come spettatore, fino all’ultimo atto, a questa grande tragicommedia che è la storia del mondo; e da ultimo potrai goedere del piacere tutto particolare di stare alla fine di tutte le cose come unico superstite sulla cima più alta e fischiare da solo l’intera rappresentazione, per poi precipitare, selvaggio e furioso come un secondo Prometeo, nell’abisso.
this is where seduction begins
There is no longer a stage, not even the minimal illusion that makes events capable of adopting the force of reality – no more stage either of mental or political solidarity: what do Chile, Biafra, the boat people, Bologna, or Poland matter? All of that comes to be annihilated on the television screen. We are in the era of events without consequences (and of theories without consequences).
There is no more hope for meaning. And without a doubt this is a good thing: meaning is mortal. But that on which it has imposed its ephemeral reign, what it hoped to liquidate in order to impose the reign of the Enlightenment, that is, appearances, they, are immortal, invulnerable to the nihilism of meaning or of non-meaning itself.
This is where seduction begins.
adolescence: due appunti
vista anche adolescence, molto buona nel mostra empatia e non una condanna morale che cade dall’alto verso tutti i suoi personaggi, in primis il ragazzino protagonista, ma anche gli altri ragazzi problematici, i genitori* che non riescono a comunicarci, gli insegnanti che non riescono a gestirli, ecc – si fa fatica a trovare un colpevole né a gridare al mostro (per fortuna), non c’è capro espiatorio, neanche un patriarcato chiaramente onnipresente e ineludibile, o la sua incarnazione più recente**, condizione necessaria ma non sufficiente, così come tutte le altre contingenze che vanno a incastrarsi per creare un mosaico di buone intenzioni e insoddisfazioni, un trattato di sociologia dal basso
*che temevo peggio: nessuno sbraga davvero, anzi sono fin troppo bravi
**il discorso redpill/incel: un po’ confuso (comprensibilmente, non è un trattato appunto, inoltre il punto di vista è proprio quello degli adulti confusi che non hanno in mano quel mondo) ma finalmente un prodotto mainstream che ne parla e lo tira fuori, con nomi, regole, emoji, statistiche (sigh) – bisognerebbe, altrove, parlare appunto della coerenza di questo mondo che discorsivizza e quantitativizza pensieri e concezioni presenti sempre e da sempre nel nostro sentire / perché sono esasperati/quantitativizzati proprio ora? quanto sono intrinseci alla nostra cultura? queste sono domande aperte a cui giustamente non deve rispondere una serie tv
un altro tema che mi sembra sussuma o sorregga la serie (a seconda di come la si guarda) è la crisi dell’autorità (che baudrillardianamente poi deve esagerare/estremizzare le proprie manifestazioni di potere (non in questa serie) per provare a mantenere una sensatezza discorsiva), di ogni autorità (una per puntata): la polizia, la scuola, la psicanalisi, la famiglia
audiovisivo: attori bravissimi, la scelta dei piani sequenza mi sembra efficace e coerente: uno sguardo che non si distoglie mai da un mondo che non ha un colpevole, dove il disagio e la violenza sono dietro ogni frase e luogo (ok in un paio di casi costringe a scelte un po’ forzate***, sopattutto nella seconda puntata e in un caso in particolare anche a una roba un po’ buffa****)
***stessa puntata che presenta anche qualche dialogo didascalico e forzato di troppo, in particolare in bocca alla poliziotta che sembra messa proprio come segnaposto per le “cose giuste” da dire/riportare come slogan
****la corsa al rallentatore del poliziotto (tra l’altro pompatissimo) che insegue il ragazzino con conseguente fiatone forzato per aver fatto 100 metri a passo di jogging
se si vuole trovare un difetto (e questo mi sembra un punto importante) è che la serie, per quanto non condanni esplicitamente i ragazzi, non li capisce esattamente come non li capiscono gli adulti, il punto di vista è sempre il loro (degli adulti): i ragazzini rimangono scatole nere terrificanti da un certo punto di vista, in questo senso la scelta di proiettarlo nelle scuole mi sembra una di quelle cose che mette a posto la coscienza degli adulti, ma di fatto è solo per mostrare la propria paura e la propria impotenza a un pubblico di ragazzini che dovrebbero farsi carico loro, ancora una volta, di risolvere la frattura che gli altri, quelli con più potere e responsabilità, non riescono a colmare (di nuovo, senza dare colpe o giudizi morali)
everything escape silence
The imperialism of reason, neoimperialism of difference.
What is essential is that nothing escape the empire of meaning, the sharing of meaning. Certainly, behind all that, nothing speaks to us, neither the mad, nor the dead, nor children, nor savages, and fundamentally we know nothing of them, but what is essential is that Reason save face, and that everything escape silence.