Questo avviarsi della critica della concezione morale del mondo verso il punto in cui il Gewissen si equipara alla certezza di se stesso, fa sì che in Hegel non rimbombi ancora che un colpo di avvertimento prima che con Nietzsche esploda il decisivo rombo di tuono.
condannato
Questa infermità del Cogito va molto lontano: essa non è connessa soltanto all’imperfezione del dubbio ma alla precarietà stessa della certezza che ha vinto il dubbio, essenzialmente alla sua assenza di durata; abbandonato a se stesso, l’io del Cogito è il Sisifo condannato a risalire, ad ogni istante, la roccia della sua certezza sul pendio del dubbio.
ero felice
Oggi nel bosco ho visto me stesso da bambino. Ero felice, senza timore verso il futuro. Chissà se quel bambino ha un destino diverso dal mio.
la perfezione non è mai stata il punto
Da un lato, la nostra ambizione è da sempre quella di creare un mondo di perpetua vitalità, a dispetto della seccante consapevolezza che la morte è “necessaria”. Dall’altro, non abbiamo fatto che erigere un’elaborata facciata dietro cui celiamo i nostri traumi immortali, una copertura che nasconde i perenni travagli della razza umana. Ah, la razza umana. E cominciai a vedere che la perfezione non è mai stata il punto, che tanto il paradiso perduto del passato quanto quello cercato nel futuro non erano che comodi pretesti per il nostro vero destino di… disintegrazione.
con gli occhi dello Tsalal
Scrivesti che nella vita di questo mondo non vi è vera crescita o evoluzione, ma soltato trasformazioni dell’apparenza, un incessante liquefarsi e formarsi di superfici prive di ogni essenza sottostante. Soprattutto asseristi che non vi è salvezza per alcun essere perché nessun essere esiste in quanto tale, nulla esiste per essere salvato: tutto, tutti esistono soltanto per farsi trascinare nel lento e interminabile turbinio delle mutazioni che sapremmo vedere in ogni secondo della nostra vita se semplicemente lo osservassimo con gli occhi dello Tsalal.
il fatto straordinario
Poi il nostro raccoglitore giunge alla terribile consapevolezza dell’inconoscibile, del misterioso, dell’aspetto veramente assurdo della sua esistenza: il fatto straordinario dell’universo e dell’esserci.
come la nostra vita
514. Quest’enunciato mi sembrava fondamentale; se è falso, che cos’è ancora ‘vero’, e che cosa ‘falso’?!
[…]
559. Non devi dimenticare che il gioco linguistico è, per così dire, qualcosa di imprevedibile. Voglio dire: non è fondato, non è ragionevole (o irragionevole).
Sta lì — come la nostra vita.
se voglio che la porta si apra
341. Vale a dire: le questioni che poniamo, e il nostro dubbio, riposano su questo: che certe proposizioni sono esenti da dubbio, come se fossero i perni sui quali si muovono le altre.
[…]
343. Ma qui le cose non stanno così: che appunto non possiamo indagare tutto e per questo siamo costretti a star appagati dell’assunzione. Se voglio che la porta si apra, i perni devono essere saldi.
una specie di mitologia
94. Ma la mia immagine del mondo non ce l’ho perché ho convinto me stesso della sua correttezza, e neanche perché sono convinto della sua correttezza. È lo sfondo che mi è stato tramandato, sul quale distinguo tra vero e falso.
95. Le proposizioni che descrivono quest’immagine del mondo potrebbero appartenere a una specie di mitologia. E la loro funzione è simile alla funzione delle regole del gioco, e il gioco si può imparare anche in modo puramente pratico, senza bisogno d’imparare regole esplicite.
[…]
152. Le proposizioni che per me sono incontestabili non le imparo esplicitamente. Posso forse trovarle in seguito, così come si trova l’asse di rotazione di un corpo rotante. Quest’asse non è stabile nel senso che sia mantenuto stabile, ma nel senso che è il movimento intorno ad esso a determinarne l’immobilità.
questo tempo va riempito
Non sono mai riuscito ad appassionarmi di calcio, Dio, denaro e videogiochi; capisco che ho perso molto dello svago che offre questa esistenza.
[…]
Sono sempre stato consapevole di una cosa: questo tempo va riempito. Lì c’è il senso di tutti i comportamenti della gente, ma è ancora più importante imparare a lasciarlo vuoto, questo ho imparato.