Si direbbe, Leopardi, l’unica voce reale della letteratura italiana, dopo Dante. È probabilmente più grande di Dante, perché egli – al cosiddetto reale – non crede più. La natura gli appare, nel suo aspetto usuale, inganno; il reale (di natura e uomo) distrutto. Così, la natura dei pensieri, unicamente la natura interiore dei sentimenti (e del sentimento di questa distruzione) si pone come reale.
[Anna Maria Ortese, intervista in L’Iguana, Adelphi 1993, p. 190]