non esiste un criterio

Amare il deserto, amare l’azzurro del mare, amare il candore delle navi, mi pareva possibile. Amare la gente, invece, mi pareva più arduo. Detestarla, no, d’accordo. Ma proprio amarla, quella gente che si muove, parla, si agita, fa rumore, esige, desidera, muore. Mi sembrava piuttosto comico. Qual è lo scopo del desiderio? Qual è lo scopo dell’odio, del massacro o anche solo della conversazione? Ci trasciniamo nell’inspiegabile. Aspettare. Avere fiducia. Con il cuore pieno di amore. Esistevano, i cuori. No, non avevo paura. Non era la paura a impedire, a bloccare il mio slancio. E poi, anche se avessi avuto paura. È umana, la paura. “È umana, è umana” e scoppiai a ridere. La parola “umana” mi faceva morire dal ridere. Per decidere se avere paura o meno, non esiste un criterio.


[Eugène Ionesco, Il solitario (Le Solitaire), 1973
trad. Gabriella Bosco, Mondadori 1989, pp. 117-118]