A volte ritornano: due appunti

Dopo anni, riprendo in mano King, con la sua prima raccolta di racconti.
Il primo mi spiazza: sul solco di Lovecraft, molto poco King, molto bello.
Dal secondo però si vedono già i temi e gli stilemi del narratore che ho conosciuto durante l’adolescenza, quasi all’eccesso, tanto che fin da questa prima raccolta, all’ennesima variante di “macchina malvagia/posseduta/impazzita che uccide qualcuno nel Maine”, viene già in mente la gag dei Griffin.
Ciò non toglie che Il compressore, il primo del filone, funzioni molto bene (soprattutto nel finale terrificante)*, ma quelli che colpiscono di più (almeno me, il me adulto poi) sono quelli più psicologici che orrorifici, come L’ultimo piolo** o La donna nella stanza, o anche Risacca notturna***.
Degni di nota però anche alcune variazioni di temi classici, come i topi di Secondo turno di notte, l’efficacissimo Baubau o l’istant classic I figli del grano, uno di quei casi in cui sono quasi stupito di leggere il racconto che ha dato origine**** a un mito, oltre che a una saga cinematografica di dubbia qualità, e a un filone che continua ancora con successo (Midsommar).

Nonostante qui non sia così evidente, come invece sarà specie nei romanzi più tardi, mi sono reso conto solo ora che King scrive epica: lotta, anche manichea, del bene contro il male. Il suo problema nei finali sta proprio lì: è che lui scrive bene il male, ma vuol far vincere il bene. Per questo i romanzi o i racconti più psicologici e meno epici (qui penso a Misery, la prima parte di It contro la seconda, i racconti di Stagioni diverse) forse sono quelli più riusciti a tutto tondo, mentre quando va a tirare le file di quell’epica lotta messa insieme con maestria risulta sempre un po’ posticcio.*********

*devo dire che le cose/persone possedute dai demoni, specie se legati a funzionamenti troppo espliciti e meccanicistici, non mi convincono mai molto, soprattutto in ambientazioni moderne, e per questo anche qui avevo storto il naso, però certe scene rendono molto bene e il finale ancora di più: quando la paura atavica (it?) si presenta alla porta non stai più a guardare i dettagli

**in generale la traduzione di questo volume meh, come molte cose di genere di quegli anni, ma in questo racconto c’è un refuso divertente: la scala a pioli del fienile sarebbe alta 20 metri(!); non ho controllato, ma sono abbastanza sicuro che siano 20 piedi, quindi 6 metri circa, perché altrimenti il fienile di partenza sarebbe già un orrore lovecraftiano senza aggiungere altro

***più psicologico che orrorifico o fantascientifico, ma bello anche vedere i segni di quello che sarà poi (in questo senso anche il già citato filone che porterà a Christine, o i due prequel di Salem’s lot, e altri ancora), l’ossessione per la pandemia-fine-di-mondo dell’Ombra dello scorpione, ormai anche più attuale che negli anni ’80

****magari (sicuramente) ci sono predecessori che non conosco, ma I figli del grano mi sembra che cristallizzi benissimo quell’idea lì

****************teoria messa su in cinque secondi di illuminazione sulla base di ricordi di romanzi letti vent’anni fa