Berlinale 65, il reportage: secondo giorno

Berlino è molto fredda, ma se non altro le giornate sono molto belle.
Ne approfitto per fare qualche giro e poi andare a Kudamm in cerca di qualche biglietto all’Haus der Berliner Festspiele. In particolare, stasera ci saranno due film in concorso: Als wir träumten, atteso film del tedesco Andreas Dresen, e Gone with the bullets, film cinese diretto e recitato dalla star (in Cina) Wen Jiang. Al primo tentativo, mi procuro il biglietto del secondo film, mentre per Als wir träumten dovrò tornare più tardi.

Mi perdo per Kudamm e giro (da fuori) per i cinema della zona (il nuovo Zoo Palast, il Delphi, e il già citato Haus der etc.), mangio un wok devastante (in tutti i sensi), visito la Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche che l’ultima volta era ancora in ristrutturazione, cerco il negozio dei Lego. Insomma, mi godo la giornata.
Als wir träumten è un film molto atteso, almeno qui in Germania, così torno con largo anticipo (la proiezione è per le 19:00 e io sono lì per le 16:30) ma non sono neanche il primo. Davanti a me un’anziana signora mi impezza in tedesco, facendo la cosa che riesce meglio ai vecchi di tutto il mondo: raccontare la storia della propria vita. In questo caso è anche abbastanza piacevole, sia per l’esercizio linguistico, sia perché questa signora è nata a Berlino e ha vissuto in prima persona il muro, anche se dalla parte Ovest. Se ho capito bene (meglio mettere le mani avanti), il giardino della sua casa era diviso dal muro e aveva dei parenti “di là”. In realtà poi ha vissuto gli anni peggiori del muro a Monaco, ed è tornata ad abitare qui (proprio vicino al cinema) solo dopo la caduta, perché comunque è molto legata alla sua città, che vede evolversi sotto ai suoi occhi. Ok, buona parte di questi dettagli potrebbero essere inventati. Ma sono pressoché certo che gradisse sia il regista che il libro dal quale è stato tratto il film in questione. Da cui l’attesa.
Nel frattempo la fila si è allungata, ma dopo un’oretta iniziano a vendere i biglietti, così i primi (me compreso) possono andarsene. Non ho molto da fare, quindi rimango nei paraggi, smangiucchiando qualcosa visto che mi aspetta una maratona di film che dalle 19:00 mi condurrà fino a mezzanotte passata.
Quando torno al cinema c’è una fila mostruosa, ed è solo per entrare. Come si era già capito, sono tutti tedeschi tranne me. Questa volta faccio conoscenza con una ragazza all’ultimo anno della scuola di cinema di Babelsberg (dove ci sono anche i famosi Studio dove è stato girato Metropolis), indirizzo animazione. Inizio ad apprezzare le file fuori dai cinema, ma soprattutto il clima disteso del festival che mi permette di comunicare perfino coi tedeschi, senza sentirmi costantemente a disagio.
als-wir-traeumten-poster-01Finalmente entro in sala e una delle maschere toglie un Reserviert esattamente davanti a me, ovviamente dalla fila migliore. Bazza. Als wir träumten, As we were dreaming quindi (c’è questa cosa che in tedesco manca il gerundio). Si tratta di un film di formazione (forse dovrei dire coming of age per fare più l’internazionale, ma non c’ho voglia) ambientato a Leipzig prima/durante la caduta del muro. E quindi i bambini che vedono i compagni partire “per l’ovest”, gli adolescenti con un mondo nuovo da capire/affrontare/distruggere, le vie infinite della techno e della droga. Il tutto diviso in capitoletti un po’ sconnessi, ma che alla fine confluiscono nell’unico finale possibile. Una serie di finali in realtà dove (spoiler?) tutti falliscono tutto. E la domanda che chiude il film può essere letta dal punto di vista umano, cinematografico, politico, insomma vale sempre. È sicuramente il film meno “artistico” che ho visto, una storia classica che sembra già vista, ma coinvolge lo stesso per la sua universalità. Non è così legata alla Germania dell’Est, la quale è quasi un pretesto, l’ambientazione perfetta di una storia universale. Il fallimento di cui si parla è umano più che tedesco, anche se colpisce sempre di più in quanto tedesco. L’avesse girato Scorsese a New York sarebbe già un grande classico. E poi sentire New error dei Moderat con quell’impianto audio è qualcosa che fa dire gailo.
Gone_with_the_Bullets_posterAncora una volta senza cena, esco da un porta e rientro dall’altra. Per Gone with the bullets c’è meno fila e mi trovo quasi subito di nuovo in sala, questa volta scelgo il soppalco, giusto per cambiare. Non sapevo bene cosa aspettarmi da questo film, ma sicuramente non immaginavo neanche lontanamente quanto avrei visto. Basta la scena iniziale dove il regista/protagonista mette in scena una parodia di Marlon Brando nel Padrino, con tanto di coniglio in braccio al posto del gatto, per dare le coordinate di quello che sta per esplodere come un cumulo di citazioni, omaggi, riferimenti storici e cinematografici che probabilmente mi sfuggono in buona parte. E poi fondali dipinti, uomini vestiti da cavalli, concorsi improbabili, giochi di potere, found footage vero e non, oppio, danze, cene, fughe, sparatorie, inseguimenti, cabaret, meta-meta-meta, cinema e teatro. Giusto un accenno alla trama, che si rifà a un omicidio realmente avvenuto negli anni ’20 a Shanghai e che ispirò quello che si considera il primo vero film cinese. Insomma, non saprei veramente cosa dire di questa giostra che gira veloce per due ore strappando più di una risata. Anche a me. Da specificare visto che al secondo giorno mi sono già ricordato cos’è la cosa che odio di più (l’unica?) della Berlinale: il pubblico tedesco. Per Gone with the bullets ci sta anche, ma in generale gli spettatori crucchi hanno la tendenza a ridere nei momenti sbagliati dei film, ovvero quando non capiscono le motivazioni dei personaggi o quando succede loro qualcosa di possibilmente brutto. Così mi tocca di dire che non è vero che i tedeschi non hanno senso dell’umorismo, ma ne hanno per lo più uno atroce.

secondo giorno

2 Responses to Berlinale 65, il reportage: secondo giorno
  1. […] cinema che non ho ancora visitato (vedi discorso del giorno quattro), ma che la vecchia in fila del giorno due mi ha indicato come uno delle sale più grandi e dove è più facile trovare biglietti. Così è. […]

  2. […] fra il generazionale, fra immigrati sudeuropei a Berlino e le gang di True Berliners (vedi anche Als wir träumten, sempre dalla selezione ufficiale della Berlinale 2015), e il noir, con tanto di rapina alla banca. […]