(breve) viaggio in Portogallo #18

GIORNO 7 – OBIDOS, UN RICORDO
Óbidos al risveglio è solo un poco più popolata che al mattino, si trovano turisti e negozianti per le strade, principalmente per Rua Direita, poco più grande delle altre, che attraversa il paese da una porta all’altra. Non solo le mura e le case sono belle, a Óbidos, ma anche i negozi, fra i quali i viaggiatori ben ricordano un grande spazio adibito a vendita di libri, cd, vinili e…frutta, arredato in maniera originale e inventiva. Un’altra bella sorpresa è la chiesa alla fine del paese riadibita a libreria, sfruttata in maniera intelligente, gradevole all’esterno come all’interno. È in questa libreria che i visitatori compreranno il loro primo libro in portoghese, con l’augurio e la speranza di imparare questa lingua come di tornare a visitare questo incantevole paese. L’autore del volumetto comprato non poteva che essere Pessoa, il titolo in questione “Mensagem”.

GIORNO 7 – IN VIAGGIO
I viaggiatori tali si chiamano poiché in teoria dovrebbero viaggiare, non fermarsi e restare, così i nostri due proseguono, lasciando Óbidos a malincuore, e si dirigono verso Porto, ancora una volta. Il viaggio non è particolarmente lungo, ma neanche estremamente breve, si tratta di percorrere un paio di centinaia di chilometri su autostrade larghe e ben mantenute, ma soprattutto vuote. Come si erano già accorti i viaggiatori, le strade, e le autostrade in particolare, portoghesi sono fondamentalmente vuote, specie se paragonate a quelle italiane. In questa giornata però si arriva all’estremo di incontrare meno di dieci automobili o camion per più di cento chilometri, qualche mezzo in più, che mai potrebbe essere definito traffico, inizia a palesarsi quando ci si avvicina un poco a Porto e Vila Nova de Gaia.
Durante il viaggio, i viaggiatori non disdegnano l’ascolto dell’autoradio, per quanto, come già detto, le canzoni sono sempre le stesse e neanche troppo interessanti. Riescono comunque i viaggiatori ad accorgersi di un altro particolare, o meglio confermare le proprie impressioni, sulla diffusione della musica in Portogallo. La censura. La censura delle canzoni in Portogallo raggiunge apici che neanche nella bigotta Italia si riesce a sfiorare, andando a modificare qualunque canzone contenga una qualsivoglia parolaccia in inglese, non tanto con il famoso bip o con il vuoto a cui siamo abituati in Italia come sostituzione dell’incredibilmente scurrile fuck (si noti dell’ironia nelle parole del narratore, che sarebbe per la tolleranza zero, ma verso la censura), ma proprio riproducendo un remix o una versione lievemente (e talvolta grossolanamente) rimaneggiata, in modo da escludere le parole incriminate. Un esempio palese è una famosissima canzone che i viaggiatori non possono fare a meno di sentire almeno tre volte all’ora per radio, in cui la strofa “Britney bitch” è distorta in una specie di eco del solo nome “Britney”, vagamente ridicolo sia per le motivazioni che per il risultato radiofonico.
È una nota stonata nell’impressione estremamente positiva che i viaggiatori si sono fatti del paese, poiché, come già sottolineato poco fa, la censura non è mai considerata un fatto positivo, tanto più che in certi casi, a parere del narratore, si scade anche nel ridicolo.

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