Cthulhu Adventskalendar 1: Prologo

Complici diversi fattori, fra i quali anche il trailer del nuovo film su The color out of space e la lettura del saggetto di Houellbecq su Lovecraft (Contro il mondo, contro la vita), ho deciso per una rilettura natalizia del Ciclo di Cthulhu.

Negli ultimi due giorni ho letto i racconti del “prologo” (che io estenderei fino al Richiamo di Cthulhu, per toni dimensioni e anche capacità/qualità narrative dello stesso HPL, o forse è solo una sensazione mia):

Dagon, bellissimo, il primo e forse per assurdo quello già più vicino ai toni degli ultimi, dove l’orrore si fa veramente concreto e apocalittico, non solo una suggestione, vero e proprio precursore del Richiamo;

Nyarlathotep e Azathoth sono poco più che accenni, impressioni di ciò che sarà (alla fine il 90% della letteratura di HPL è allusione, e in questo ripasso mi sembra di leggere tutto come un unico romanzo di stralci e mostruosità ricorrenti, un effetto di worldbuilding in progress che sembra quasi voluto);

La città senza nome, esplorazione fantasmagorica tipica di HPL e anche se potrebbe sembrare autonomo e potenzialmente scollegato dalla mitologia spaziale credo sia qui che venga evocato il dittico di Cthulhu per la prima volta, in un gioco di rimandi continuo che vedi la parentesi sopra, e poi Non è morto ciò che in eterno può attendere / E col passa di strani eoni anche la morte può morire;

La ricorrenza, se Dagon è il precursore del Richiamo di Cthulhu questo lo è di La maschera di Innsmouth;

Il segugio, ancora una volta l’unico collegamento col ciclo mi sembra il famigerato Necronomicon ma tutto fa brodo e parte del terrificante mondo letterario di HPL, inoltre questo racconto mi ha ricordato molto il Mastino dei Baskerville*, forse perché ho riletto anche quello di recente, ma le ambientazioni (la brughiera inglese) e alcuni richiami (gli ululati, il mastino gigante) sono impossibili da ignorare.

*tra l’altro, ora che ci penso, Doyle fu probabilmente il mio primo incontro con il gotico, se non proprio con l’orrorifico, ricordo bene l’inquietudine del bambino che ero mentre mi perdevo nei quasi-gialli di Sherlock Holmes (rileggendo il mastino appunto, mi sono ri-ricordato come fossero davvero più romanzi gotici che gialli, dove il mistero e il terrore aleggiano ben oltre la rivelazone dell’assassino, per altro piuttosto anticipata).