l’indizio

La scrittura romanzesca deve, anzi, vuole fare i conti con una miriade di dettagli, spesso apparentemente superflui. Gli storici e i giornalisti vanno al sodo, sicuri di conoscere in anticipo quale sia il nocciolo di ogni questione. Da qualche secolo, invece, quella particolare stirpe di scrittori chiamati romanzieri sembra perdersi in una pletora di particolari di poco o nessun conto, quasi che si trattasse di dedicare ininterrottamente la massima attenzione a qualunque cosa; come se il mondo fosse una sconfinata scena del crimine, e ogni resoconto dovesse assomigliare a un romanzo poliziesco d’altri tempi, in cui l’indizio per scoprire l’assassino può nascondersi nella descrizione di un barometro appoggiato sul caminetto, o in una tabacchiera menzionata di sfuggita; aghi in pagliai di minutaglie.


[Tiziano Scarpa, Il brevetto del geco, p. 5]