– In che razza di mondo viviamo, eh? – L’edicolante era un nero magro, con i denti cariati e un parrucchino quasi ostentato. Io annuii, frugandomi nelle tasche dei jeans alla ricerca dei soldi, ansioso di trovare una panchina in un parco per immergermi nella prova lampante della quasi-distopia in cui vivevamo. – Ma potrebbe essere peggio, eh?
– Già – dissi io. – O peggio ancora, potrebbe essere perfetto.
Lui mi guardò mentre mi allontanavo stringendo sottobraccio il mio fagottino di catastrofi.
[William Gibson, Il continuum di Gernsback (da La notte che bruciammo Chrome)]