un segmento di senso compiuto

“Le storie.”
“Ho sentito dire spesso di un libro: ‘mi piaceva così tanto che non vedevo l’ora di sapere come sarebbe andato a finire’. Ma quando un libro mi piace davvero…”
“…io vorrei che non finisse.”
“Beh, sai… a differenza di molti, forse, non amo il lato consolatorio del finale. Non mi rassicura che la storia si completi. Che il ‘cerchio’ si chiuda.”
“Mi spaventa l’innaturale determinatezza della parola ‘fine’. Mi fa rabbrividire.”
“Mi atterrisce che il protagonista concluda in qualche modo la sua vicenda.”
“Nel bene o nel male, il finale è comunque una soluzione penosa che segue la logica disgraziata dell’inizio e dello svolgimento di un qualsiasi narrato.”
“Ti fa credere o sperare che ci sia stato per forza un inizio.”
“E ti spinge a pensare che tutto quello che sta in mezzo, tra quell’inizio e quella fine, come racchiuso in un recinto, in un abbraccio circolare e materno…”
“…sia un segmento di senso compiuto.”


[Ausonia, Interni (edizione integrale),
001 edizioni, pp. 366-367]