un’ovvietà

Che la verità e il mondo siano là fuori è un convincimento ereditato da un’epoca che concepiva il mondo come la creazione di un essere dotato di un suo proprio linguaggio. Se la smettiamo di preoccuparci di far luce su un tale linguaggio non umano non saremo più tentati di confondere l’idea che il mondo può essere la causa per cui siamo giustificati a ritenere vero un enunciato, che è un’ovvietà, con la pretesa che il mondo, di sua iniziativa, si frammenti in pezzetti a forma di enunciato chiamati «fatti».


[Richard Rorty, La filosofia dopo la filosofia (Contingency, irony and solidarity),
trad. Giulia Boringhieri, Laterza 1994, pp. 11-12]