io vedo l’indiano

[Frank Harris] ha raccontato come una volta avesse discusso con [Rudyard Kipling] circa l’inverosimiglianza, in uno dei suoi racconti, di un incidente provocato dalla repentina apparizione di un indiano con una coppia di buoi e un carico di legna sul bordo di un precipizio. L’apaprizione provocava l’immediato precipitare di uno dei personaggi e così la storia finiva. Secondo Harris, «pore fine a una discussione psicologica con un brutale incidente era un insulto all’intelligenza». «Perché?, — domandò Kipling. — Nella vita avvengono gli incidenti». Harris insisteva, ritenendo che quello fosse troppo improbabile e che «in arte l’improbabile è peggiore dell’impossibile». La risposta di Kipling fu molto semplice, ma sufficiente a porre fine alle obiezioni: «Io vedo l’indiano», disse.


[Rudyard Kipling senza scherzi, da Vite scritte, Javier Marías
trad. Glauco Felici, Einaudi editore 2004, p. 110]