Le non-classifiche del 2014 #2: qualche film

I film di questa non-classifica sono tutti (o quasi) visti proiettati nel 2014.
Questo non vuol dire che siano strettamente del 2014, ma insomma, ecco.
Che poi molte volte l’anno di uscita sia il 2013 è dovuto ai ritardi di distribuzione, non è colpa mia.

Filmone dell’anno: All is lost – J.C. Chandor (2013)
Iniziamo subito dal meglio. Visto in tedesco, tanto per le battute che c’erano. Film clamoroso da tutti i punti di vista, per il coraggio della messinscena (un solo uomo in scena -Robert Redford- che non parla quasi mai), per la regia (90 minuti tesissimi nonostante quanto appena detto), per la non risoluzione finale e soprattutto l’assenza di discolpa/scusante (cosa che mi ha dato più fastidio di Gravity, l’anno scorso). Menzione d’onore per Robert Redford, sul quale si basa tutto il film, letteralmente. Attore unico e produttore, si può dire che in questo film abbia tanta importanza quanto il regista.
In conclusione, si potrebbe dire un Gravity in mare anziché nello spazio, ma meglio (impatto scenico a parte, ovviamente, per quanto sia ottimo anche da questo punto di vista): metafore meno insistite, più pessimismo, nessuna giustificazione per the man, che chiede scusa e basta. Per tutto.

Enemy_posterFilm psicotragico dell’anno: Enemy – Denis Villenueve (2013)
La categoria ha un nome che non vuol dire molto, ma dovrebbe racchiudere quei film dal significato oscuro o quantomeno non così chiaro, vedi ultimo Lynch per dire.
Anche questo altro filmone basato in buona parte sull’attore protagonista, in questo caso Jake Gyllenhaal, che interpreta (ottimamente) due persone, che forse non sono due persone. Scendere nei dettagli vorrebbe dire provare lo spiegone, quindi no. Basti dire però che il libro di Saramago serve solo come spunto iniziale, dopodiché la storia, ma il film ha uno sviluppo e un’interpretazione della vicenda totalmente diversa da quella del romanzo. Bene così, anzi meglio. Che di donne-ragno, ripetizioni personali-storiche e metropoli angoscianti il (pur ottimo) libro non parlava.

gonegirlFilm di Natale (ahah) dell’anno: Gone Girl – David Fincher (2014)
Ho già scritto qualcosa a proposito, ma brevemente.
Summa di molti temi già affrontati dal regista: serial killer, legal thriller, ricerca (vana) della verità, critica all’uomo/media/società. Verità non scontate e soprattutto non importanti agli occhi degli spettatori, dentro e fuori dallo schermo (metametameta). Affresco spietato sulla finzione espressamente richiesta dalla società, nuovo culto di cui il matrimonio è il tempio, e per cui punta dell’iceberg. Però non bisogna rimanere lì, perché il film è molto più ampio di un semplice giochetto di smascheramento del matrimonio occidentale (americano) perfetto.

Film da festival dell’anno: Blind – Eskil Vogt (2014)
Da festival nel senso che l’ho visto a un festival (Berlino) e non so dove altro avrei potuto.
Lo dico con rammarico perché questo è un film molto bello e che credo appetibile per qualunque pubblico, niente di così ostico, estremo o autoriale. Anche se la quota di scene (più che esplicite) scandinaviamente disinvolte sicuramente non aiuterà in Italia. Drama non troppo drammatico, con anche qualche tocca di humor scandinavo (che tanto fa sbellicare i tedeschi), su cui è difficile anticipare qualcosa se non tutto il film. Basti dire bella regia che segue la storia, e soprattutto la mente, di una giovane ragazza divenuta cieca, che prova ad affrontare la nuova realtà delle cose che la circondano. E ci riesce parlando ancora una volta di persone, personaggi e interazioni fra di loro. Mi fermo qui, nella speranza che (chissà) venga distribuito prima o poi da qualche parte. Da vedere.

nymphomaniac_iconFilm scandalo dell’anno: Nymphomaniac – Lars Von Trier (2014)
Categoria presidio di Von Trier, ma quest’anno più che mai. Nymphomaniac ha talmente tanti livelli di visione che non ho voglia di spiegarli tutti, ma la pornografia non è tanto nel contenuto (beh, insomma, anche lì) quanto nella forma. Anche se ammetto di aver visto solo le versioni tagliate, dalle quali mi hanno detto asportate scene davvero estreme. Ovviamente scandalo anche il finale, che però a me è piaciuto molto nel suo non dare sollievo e ancora di salvezza a nessuno, ancora una volta.

maps_to_the_starsFilm di Cronenberg dell’anno: Maps to the stars (2014)
Cronenberg merita una categoria a parte. Anche perché da tempo non fa più né body-horror né semplici thriller psicologici.
Cronenberg è Cronenberg, anche se questo film è uno dei suoi meno riconoscibili. Mi è comunque piaciuto per la sua decostruzione, storia che passa da un genere all’altro senza lasciare molti appigli allo spettatore e si risolve in un finale famigliare e catartico molto cronenberghiano, pur passando per satira hollywoodiana, storie di fantasmi e psicodrammi.

inside-llewyn-davisFilm dei Coen dell’anno: Inside Llewyn Davis (2014)
Altri registi che vanno citati perché sì.
E in realtà questo film è molto bello, ma non ho voglia di spiegarlo. Il folk, Oscar Isaac, la ciclicità, le battute meta, i gatti(ni). Basterebbe tutto ciò, ma ho anche motivi personali per apprezzarlo ancora di più. E quindi basta che ho già scritto abbastanza.
Come per tutti film, è molto meglio vederli che leggerne.

 

synecdoche_NYExtra: Synecdoche, New York – Charlie Kaufman (2008)
Mi contraddico subito, ma mi tocca: film clamoroso, prima (e per ora unica) prova alla regia di Kaufman (già sceneggiatore di film come Essere John Malkovich e Eternal sunshine of a spotless mind). Film senza compromessi, viaggio nella psiche e nell’arte, senza una spiegazione concreta che incastri tutto e per questo fantastico e straniante. Difficile da descrivere, ci sarebbe da scriverne pagine e pagine, va visto e basta. Anche per Philip Seymour Hoffman, protagonista indiscusso.
Peccato che ci sia voluta la morte dell’attore per fare arrivare il film in Italia (con una locandina ridicola), ed ecco anche perché lo cito fra i film dell’anno. Vabbè.

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