un teologo o un metafisico

«Come fai a decidere quando combattere contro l’ingiustizia e quando dedicarti ai tuoi progetti privati di autocreazione?». Gli ironici liberali si accorgono che questa domanda non è meno vana delle seguenti: «È giusto consegnare n innocenti alla tortura per salvare la vita di m x n altri innocenti? Se sì, qual è esattamente il valore di n e m?», oppure: «Quand’è che si possono rivilegiare i membri della propria famiglia, della propria comunità, rispetto ad altri esseri umani, presi a caso?». Chiunque pensi che esistono risposte teoriche ben fondate a questo genere di domande — algoritmi che risolvono dilemmi morali di questo tipo — dentro di sé è ancora un teologo o un metafisico. Crede in un ordine atemporale e immutabile che determina lo scopo dell’esistenza umana e stabilisce una gerarchia di responsabilità.


[Richard Rorty, La filosofia dopo la filosofia (Contingency, irony and solidarity),
trad. Giulia Boringhieri, Laterza 1994, p. 4]