e’ rest

la scelta etica

La realtà non preesiste all’atto di semiosi e di comunicazione, essa è il costrutto che emana da molte soggettività.
I filosofi non hanno distrutto il fondamento teologico della vita etica, ma hanno semplicemente annunciato che la vita etica non ha alcun fondamento teologico. Infatti la scelta etica si fonda sull’interpretazione e sulla condivisione esistenziale, non sulla corrispondenza dei principi ai fatti.

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la grammatica universale

L’astrazione ha guadagnato terreno nel passato recente. La finanziarizzazione dell’economia è la prova più evidente di questa espansione nel regno dell’astrazione. Ma la sottomissione crescente della vita all’astrazione sta ora provocando un contraccolpo: la vita reagisce all’astrazione, e questo ritorno di vitalità prende la forma di una riaffermazione aggressiva dell’identità — nazionale, religiosa, razziale… Il ritorno del corpo decerebrato distaccato dalla ragione universale e dall’empatia corporea si manifesta come riemergenza del fascismo post-moderno su scala mondiale.

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un’ovvietà

Che la verità e il mondo siano là fuori è un convincimento ereditato da un’epoca che concepiva il mondo come la creazione di un essere dotato di un suo proprio linguaggio. Se la smettiamo di preoccuparci di far luce su un tale linguaggio non umano non saremo più tentati di confondere l’idea che il mondo può essere la causa per cui siamo giustificati a ritenere vero un enunciato, che è un’ovvietà, con la pretesa che il mondo, di sua iniziativa, si frammenti in pezzetti a forma di enunciato chiamati «fatti».

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il metafisico e l’ironico

Il metodo tipico del metafisico consiste nel rinvenire dapprima una qualche manifesta contraddizione tra due ovvietà, tra due proposizioni intuitivamente plausibili, per poi operare una distinzione che la risolva. Quindi egli inserisce quest’ultima in una rete complessa di distinzioni — in una teoria filosofica — che la sollevi da un po’ di responsabilità. Questo metodo per costruire teorie è lo stesso usato dai giudici quando devono risolvere casi difficili e dai teologi quando devono interpretare testi difficili. È l’attività che il metafisico considera il paradigma della razionalità.
[…]
Il metafisico ritiene che, sopra ogni cosa, si ha il dovere intellettuale di accompagnare le proprie tesi più controverse con argomentazioni, che a loro volta comincino da premesse relativamente meno controverse. L’ironico pensa che queste argomentazioni — argomentazioni logiche — a modo loro vanno benissimo, sono utili strumenti espositivi, ma che alla fin fine non sono molto di più che un sistema per indurre la gente a cambiare le sue pratiche e non doverlo ammettere.

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la storia

Intendo dire che passato e presente sono visti ingenere come se fossero connessi in modo lineare…
…come se la storia fosse un torrente nel quale si riesce a nuotare per un po’ prima di annegare…
…e non il vento che ti sfiora la faccia come carta vetrata o gli insetti che strisciano sotto il tuo pavimento o l’odore delle feci nel tuo gabinetto.

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degno di decidere del nostro destino

Cercherò di riassumere brevemente la storia raccontata dagli storici come Blumemberg. Una volta, tanto tempo fa, sentimmo la ecessità di venerare qualcosa che stesse al di là del mondo visibile. A cominciare dal XVII secolo cercammo di sostituire all’amore per Dio l’amore per la verità, trattando il mondo descritto dalla scienza come una semidivinità. A partire dalla fine del XVIII secolo cercammo di sostituire all’amore per la verità scientifica l’amore per noi stessi, di venerare la nostra natura profonda, spirituale o poetica, trattandola come un’ulteriore semi-divinità.
La prospettiva condivisa da Blumemberg, Nietzsche, Freud e Davidson ci chiede di provare a non venerare più nulla, a non considerare niente come una semidivinità, a consideare tutto — linguaggio, coscienza, comunità — come un prodotto del tempo e del caso. Questo significherebbe, come dice Freud, «ritenere il caso degno di decidere del nostro destino».

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