il metafisico e l’ironico

Il metodo tipico del metafisico consiste nel rinvenire dapprima una qualche manifesta contraddizione tra due ovvietà, tra due proposizioni intuitivamente plausibili, per poi operare una distinzione che la risolva. Quindi egli inserisce quest’ultima in una rete complessa di distinzioni — in una teoria filosofica — che la sollevi da un po’ di responsabilità. Questo metodo per costruire teorie è lo stesso usato dai giudici quando devono risolvere casi difficili e dai teologi quando devono interpretare testi difficili. È l’attività che il metafisico considera il paradigma della razionalità.
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Il metafisico ritiene che, sopra ogni cosa, si ha il dovere intellettuale di accompagnare le proprie tesi più controverse con argomentazioni, che a loro volta comincino da premesse relativamente meno controverse. L’ironico pensa che queste argomentazioni — argomentazioni logiche — a modo loro vanno benissimo, sono utili strumenti espositivi, ma che alla fin fine non sono molto di più che un sistema per indurre la gente a cambiare le sue pratiche e non doverlo ammettere.

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la storia

Intendo dire che passato e presente sono visti ingenere come se fossero connessi in modo lineare…
…come se la storia fosse un torrente nel quale si riesce a nuotare per un po’ prima di annegare…
…e non il vento che ti sfiora la faccia come carta vetrata o gli insetti che strisciano sotto il tuo pavimento o l’odore delle feci nel tuo gabinetto.

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degno di decidere del nostro destino

Cercherò di riassumere brevemente la storia raccontata dagli storici come Blumemberg. Una volta, tanto tempo fa, sentimmo la ecessità di venerare qualcosa che stesse al di là del mondo visibile. A cominciare dal XVII secolo cercammo di sostituire all’amore per Dio l’amore per la verità, trattando il mondo descritto dalla scienza come una semidivinità. A partire dalla fine del XVIII secolo cercammo di sostituire all’amore per la verità scientifica l’amore per noi stessi, di venerare la nostra natura profonda, spirituale o poetica, trattandola come un’ulteriore semi-divinità.
La prospettiva condivisa da Blumemberg, Nietzsche, Freud e Davidson ci chiede di provare a non venerare più nulla, a non considerare niente come una semidivinità, a consideare tutto — linguaggio, coscienza, comunità — come un prodotto del tempo e del caso. Questo significherebbe, come dice Freud, «ritenere il caso degno di decidere del nostro destino».

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un teologo o un metafisico

«Come fai a decidere quando combattere contro l’ingiustizia e quando dedicarti ai tuoi progetti privati di autocreazione?». Gli ironici liberali si accorgono che questa domanda non è meno vana delle seguenti: «È giusto consegnare n innocenti alla tortura per salvare la vita di m x n altri innocenti? Se sì, qual è esattamente il valore di n e m?», oppure: «Quand’è che si possono rivilegiare i membri della propria famiglia, della propria comunità, rispetto ad altri esseri umani, presi a caso?». Chiunque pensi che esistono risposte teoriche ben fondate a questo genere di domande — algoritmi che risolvono dilemmi morali di questo tipo — dentro di sé è ancora un teologo o un metafisico. Crede in un ordine atemporale e immutabile che determina lo scopo dell’esistenza umana e stabilisce una gerarchia di responsabilità.

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non scrivi nulla in ogni caso

Come diceva Auden, la cosa che mi spaventa di pi# ü tirare le cuoia in un grande albergo, alla presenya del personale costernato. È così, suppongo, che andrà a finire comunque, con le carte lasciate in un disordine spaventoso; solo che non ci si pensa, anche se si dovrebbe. E non ci si pensa non perché non se ne abbia voglia, ma perché quella cosa —chiamiamola non-esistenza, anche se si potrebbe trovare facilmente un nome più corto — non vuole che si divulghino i suoi segreti, e con la sua vicinanza spaventa, scoraggiando qualsiasi riflessione al riguardo. Per cui anche dopo, quando, una volta provata e poi superata la paura, ci pensi, non scrivi nulla in ogni caso.

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omaggio alle vertebre

Non importa quanto la giornata sia stata orribile o insulsa: si finisce sempre lunghi distesi sul proprio letto — e non si è più una scimmia, un uomo, un uccello, e neanche un pesce. L’orizzontalità in natura è piuttosto una definizione geologica, e ha a che vedere con i sedimenti: è un omaggio alle vertebre ed è rivolta al futuro. Lo stesso, in genere, può dirsi di ogni sorta di appunti e note di viaggio: in essi la mente sembra stendersi sulla schiena e abbandonare ogni resistenza, pronta a riposarsi più che a fare i conti con la realtà.

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non faceva differenza

Se James aveva ragione nel sostenere che l’utile è vero, cosa dic ui per ora Sanford non era disposto a dubitare, il problema della divaricazione della forchetta dei redditi, incessante dai tempi di Margaret Thatcher, non concerneva solo la distribuzione ineguale del denaro, ma anche l’ineguale distribuzione della verità. Sul piano sociale constatarlo gli incuteva paura, sul piano privato gli dava la sensazione che la sua vita, il suo lavoro e le sue convinzioni fossero state relegate ai margini, declassate a meri giochi, ma non giochi da bambini, bensì, dato che in quel momento si sentiva tutt’altro che giovane, giochi da pensonati, frivoli passatempi da anziani: sociologia, golf, bocce, comunitarismo e bingo, non faceva differenza.

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non glielo chiese mai

Quell’uomo, il nonno di Rachid, aveva avuto la sfortuna di sposare una donna collerica e dunque non gli importava di stare attaccato per ore alla boa gialla come un galleggiante, aggrappato ora con una mano, ora con l’altra alla sua maniglia arrugginita battendo i piedi il minimo necessario. Gli piaceva nuotare in mare aperto, lontano dalle casupole sulla scogliera. Anche se, attaccato alla boa in mare aperto, aveva tutto il tempo di chiedersi perché sua moglie fosse tanto irascibile. Talvolta pensava che probabilmente era soltanto triste e, quando il mercantile si faceva attendere molto a lungo, le onde erano molto alte e la campana suonava molto forte, pensava di essere lui a renderla triste. Di tanto in tanto si prefiggeva di chiederle, tornato a casa, che cosa la rendesse così. Ogni volta he prendeva quella decisione, doveva chiamare a raccolta tutte le proprie forze per imporsi di non tornare subito indietro a domandarglielo. Ma non rientrò mai subito a riva e non glielo chiese mai, tanto temeva la sua risposta.

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